[ Recensioni / Reviews ]
LHAM: They Cast No Shadows (CD 2023 - 13)
LHAM is a challenging, innovative and retro-ish experimental electronic duet formed by two Italian artists whose reputation is fully appreciated in their respective musical niches.
Among his numerous projects, Giuseppe Verticchio is best-known for the alliance he succeeded to create over time between ethno-sounding ritualism and drone-scapes in his veteran project Nimh.
Bruno De Angelis (alias Mana Erg) processes in different musical fields; flickering between electro-pop and syncopated chanting rock with energetic tripped out moves.
Both artists’ careers span several decades and this new opus “They Cast No Shadows” is the third offer under the LHAM pseudonym, also welcomed by the notorious Italian indie label Silentes, most precisely by its side project 13.
Once more the duet demonstrates great technical abilities and is capable to summon great visions of variously edged music near to cosmic synthedelica, partly pop-orientated singing pieces tinted with smooth-sinuous electronic lines and chilled-out downtempo.
The generally emotional range tends to lead the listener to auratic spaces of profound peacefulness. Beautiful evanescent and detached guitar patterns come into the mix and reinforce the contemplative ensemble with sensitive and efficient expressive motifs. Whispers of melancholy covers the album as in the crystal-like and repetitive eco-spiritual mantra “Chance of Rain”.
“They Cast No Shadows” is an alluring and distinguished collection of impressionist, minimal, then complex electro-experimental rock pieces that will ravish fans of early krautrock explorations in its more new-age and warmly melodious facet such as in Harmonia & Eno, and Roedelius’ solo works.
Names as Jeff Grenke or Vidna Obmana at their most serene moments can also be evoked.
- Philippe Blache - Igloomag
A year after reviewing their first CD, 'Leaving Hardly A Mark' (Vital Weekly 1327), there is now a second CD by Bruno De Angelis (Mana ERG) and Giuseppe Verticchio (also known as Nimh, Hall of Mirrors, Twist of Fate).
With LHAM we return to the known territory of ambient music.
I believe (but I am unsure) that they use a lot of guitar and sound effects. Perhaps there are also other electronics in use here.
LHAM has nine pieces of music on this disc; the shortest is four minutes, and the longest is just over eight. It's the correct length for these musicians to explore their music.
It moves slowly with a few sounds carefully placed, tones lingering on for a while, to disappear and be replaced by small variations. There is an element of post-rock here but very much from the ambient side. There is a feeling of melancholy here, and the unrest and unsettling at times.
Like the Orsi release [Cinque Movimenti per A.], this also has great cinematic quality.
While not precisely horror music, this music could fit any dark movie, in which not a lot happens, but a lot is suggested. The music works on a similar level; through all its sparseness, there is a lot more suggestion, and that's not saying these musicians are lazy or do an easy job.
In their more Zen-like playing, I assume they put a lot of concentration. A question of not doing anything when nothing more is required.
- Frans De Waard - Vital Weekly N. 1377
L'attivissimo Giuseppe Verticchio (Nimh, We Promise To Betray, Twist of Fate, etc...) ritrova il proprio compagno d'avventure Bruno De Angelis (Mana ERG) per un nuovo capitolo del giovane progetto LHAM, dopo il positivo debut album di fine 2021 "Leaving Hardly A Mark" e l'EP digitale dello scorso novembre "Slow Burner".
Ancora una volta sotto l'egida della 13, divisione della Silentes che pubblica il nuovo album nel bel digisleeve a sei pannelli in soli 150 esemplari, i due danno vita ad un intreccio elettroacustico altamente filmico, in cui le corde di una chitarra a tratti anche radiosa ("Tomorrow You Will", "Cai Cutu") incontrano una fine ed educata drone ambient ora dilatata ("Linguellae"), ora soave e sognante ("Winds Become Words"), ora più triste ("Chance Of Rain"), con piacevoli evoluzioni verso ambientazioni più scure e/o para-sinfoniche.
Alla tensione cinematica dell'opener "Aleph Null" si contrappongono le melodie più ariose di "Arnold's Chamber", mentre sia "Erebus" che la conclusiva "Sic Mundus" spostano il baricentro verso un'ambient decisamente più drammatica, in un caleidoscopio di sensazioni e scenari evocati con grande efficacia grazie al taglio squisitamente filmico che anima ogni passaggio del suono di LHAM.
Abilissimi nel "dipingere" con le sfumature del suono quadri emozionali di mirabile espressività, Bruno e Giuseppe sanno bene come dar vita ad un preciso immaginario coi propri strumenti, e non ci sarebbe affatto di che sorprendersi nel trovarli entro breve alle prese con qualche colonna sonora, fosse anche "solo" per qualche corto d'autore di spessore.
- Roberto Alessandro Filippozzi - Dark Room
Avevo già avuto modo di parlare su Ver Sacrum del progetto LHAM di Giuseppe Verticchio (Nimh, Hall of Mirrors, Twist of Fate) e Bruno De Angelis (MANA ERG) a proposito del loro album di esordio Leaving Hardly a Mark.
In quel lavoro traspariva un fine lavoro di cesello che dava vita ad ambientazioni elettroniche sicuramente inquadrabili all’interno del genere ambient ma caratterizzate da un particolare approccio compositivo che riusciva ad evocare immagini crepuscolari ed evanescenti.
Più o meno questo nuovo They Cast No Shadows si muove sulle stesse coordinate sonore anche se forse emerge ancora di più, in quest’occasione, la qualità cinematica di questa musica.
Rispetto al citato Leaving Hardly a Mark emerge poi, a mio avviso, una maggiore oscurità, quasi un senso di inquietudine latente che sembra fare capolino di tanto in tanto durante l’ascolto. In alcuni momenti ho ravvisato un’atmosfera quasi sacrale come in “Tomorrow You Will”. A tratti, come in “Chance Of Rain”, le sonorità mi hanno ricordato alcune cose di Alio Die per l’organicità del suono. “Arnold’s Chamber” riluce invece di una raffinatezza irreale ravvisabile in alcune composizioni di Brian Eno. “Erebus” è poi il momento forse più mistico del disco, con un drone subliminale che sembra provenire direttamente da Ambience di Mathias Grassow (un classico della “deep music”) diventando progressivamente sempre più intenso. La traccia conclusiva “Sic Mundus” chiude in maniera enigmatica e oscura lasciandoci una vaga sensazione di un pericolo astratto.
They Cast No Shadows riesce a rilassare la mente e fare staccare la spina dalle preoccupazioni quotidiane, cosa di cui, in questi periodi oscuri, se ne sente un grande bisogno.
Il CD è disponibile presso lo store online della Silentes al seguente link: http://store.silentes.it/.
- Caesar - Ver Sacrum
L’unione fra Bruno de Angelis (già noto come Mana Erg) e Giuseppe Verticchio si è fatta parecchio produttiva in questi anni. They Cast No Shadows, infatti, è la loro terza uscita dall’esordio Leaving Hardly A Mark, al quale è seguito Slow Burner lo scorso anno.
Il suono appare classicamente ambientale, proprio perché riparte dalle radici e sembra smuovere quantità enormi di materiali e stormi con il proprio incedere quasi williamsoniano. La strumentazione utilizzata dalla coppia caratterizza fortemente i brani (che si ritrovano, come “Linguellae” ad esempio, ad essere una vera e propria battaglia di corde) così come fanno le linee vocali epiche ed imperiose di “Tomorrow You Will”. A un dato momento ci si ritrova anche su quelle che potrebbero benissimo essere dune del Sahara, senza che questo crei una discontinuità nell’operato dei due.
In effetti, forse, non è il suono a viaggiare, anzi probabilmente Bruno e Giuseppe rimangono fermi mentre è il mondo attorno a loro a cambiare ed a muoversi, senza che questo li scomponga più di tanto. Loro seguitano a macinare, ad accendere e a promuovere reazioni che si ripercuotono sull’ambiente modificando la percezione che abbiamo di esso.
They Cast No Shadows è gloriosamente fuori dal tempo, tanto che nei passaggi più sinfonici si può immaginarlo coevo agli esperimenti del primo Franco Battiato o anche su in Germania, all’epoca in cui da quelle parti aprivano la porta del cosmo.
Un album che rischia di passare sotto traccia per la mancanza di appeal rispetto a nomi al momento più quotati e blasonati, un album che, senza voler stupire con effetti speciali, fa viaggiare e volare.
- Vasco Viviani - The New Noise
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