[ Recensioni / Reviews ]

 

NIMH: Iron and Ice (CD 2022 - St.An.Da.)

 

Giuseppe Verticchio is a busy and highly productive sound artist whose career has spanned over a few decades.
In this new album he is back to his growing fancy for ethno ritual ambient and emotional cinematic scores with softly moving acoustic timbres and processed noises.
The foreboding distorted textural setting on some of his past materials is eclipsed in favor of adventurous and eastern-infused sounding patterns close to albums such as The Missing Tapes, Travel Diary, and Krungthep Archives.
The difference is that the empirical exploration on Organology and traditional instruments serve a more melodiously-infused and soothing syncretic ambient direction where shimmering tones meet expressive textures and flittering concrete sounds obtained through diverse manipulations over the original materials.
All pieces designed and collected for the album reveal warm, delicate and lively consonant chordal moves and wind instruments; melodic lines that flow naturally without being interrupted by sophisticated synthesized pads and virtual electronic iciness.
The result is powerfully charming and inviting, admitting discreet incursions into balmy world music territory.
The multi-timbral soundscapes are sometimes punctuated by percussive sections blended with tonal backdrops.
All in all it is a subtle, earthly and contemplative ethnic-ritual ambient album that will ravish fans of contemporary music and modern days ambient in touch with non west instrumental techniques, such as John Hassell, Klaus Wiese, Laraaji, and David Parsons.
- Philippe Blache - Igloomag      

A distanza di due anni dalla precedente collaborazione con Robin Storey aka Rapoon “Post-Folk Lore Vol. 1” torna Nimh, il progetto dietro a cui si cela Giuseppe Verticchio, musicista romano che certo non è sconosciuto ai seguaci dell’elettronica di matrice ambientale.
Il nuovo album, intitolato “Iron And Ice”, prosegue nel solco della precedente collaborazione con il musicista inglese. Probabilmente, almeno a giudicare dalle sonorità qui presenti, si ha l’impressione di come Rapoon ha influenzato Giuseppe Verticchio.
Questo non vuol dire che ci troviamo di fronte ad un lavoro troppo derivativo.
Intendiamoci lo stile è quello ma l’elemento importante è che si ha sempre la netta sensazione di ascoltare un artista con qualcosa da dire.
In sostanza la musica di NIMH sembra avere il sacro fuoco dell’ispirazione.
Siamo quindi in presenza di loop etno-tribali espansi e misticheggianti.
L’intensità che promana da queste tracce è molto forte e, se ci si lascia coinvolgere nell’ascolto, l’effetto ipnotico è assicurato.
Fin dall’iniziale “Following The Circle” siamo immersi in ambientazioni musicali tribal-ambient che ci accompagnano in un viaggio verso territori esotici sconosciuti.
In “Mojo’s Prophecy” le coordinate sonore si mantengono costanti nel loro tribalismo primitivo che rievoca il misticismo della vita naturale nei tempi antichi.
In “Four Lands” veniamo proiettati in una dimensione metafisica al di fuori del tempo mentre i ritmi tribali della successiva “Tharon Trail” devono molto alla lezione di Rapoon.
“Grey Zone” si addentra invece in paesaggi crepuscolari.
La conclusiva title-track ci riconcilia infine con una visione dell’esistenza in cui è ancora possibile riuscire a venire in contatto con il sacro.
In particolare la seconda parte di questa traccia è molto evocativa ed ha un afflato religioso che mi ha ricordato i Popol Vuh. In ogni caso siamo di fronte ad un disco ispirato che conferma la felice vena di questo artista.
- Caesar - Ver Sacrum

Un titolo come “Iron And Ice” mi riporta alla mente la terra del fuoco e del ghiaccio ovvero l’Islanda, un luogo magico dal quale non riesco a stare lontano più di qualche mese.
Anche Giuseppe Verticchio ha un Paese straniero nel cuore ed è la Thailandia, decisamente all’opposto dell’Islanda ma altrettanto intrigante come cultura e paesaggi.
Entrambi abbiamo una grande passione per la musica in comune e mi piace pensare che questo nuovo album di Nimh, composto e registrato tra il 2020 e il 2021, sia stato pensato proprio per le persone come me, che nella musica trovano una forma d’arte capace di distrarli da tutto il resto e spingerli in un’altra dimensione.
Da una parte un’esperienza empirica accumulata con numerosi viaggi reali e dall’altra un album immaginato per sonorizzare un luogo che forse esiste solo nella nostra testa.
Le note etniche ed elettroniche di “Following The Circle” aprono una scaletta estremamente evocativa, che di fatto riprende il discorso interrotto con la collaborazione con Rapoon per “Post-Folk Lore”.
In quel caso l’approccio appariva decisamente più scientifico mentre stavolta ho avuto fin da subito l’impressione che queste sei tracce siano il risultato di una indole esplorativa ma soprattutto performativa.
La tribalità è invece la medesima, potente e trionfale anche quando la matrice ambient pare volersi confondere col silenzio.
“Mojo’s Prophecy” e “Grey Zone”, una sorta di velenosa intro che anticipa la conclusiva title track, regalano emozioni uniche e segnano gli apici di un percorso uditivo raro da trovare in circolazione.
- Lorenzo Becciani - Suffisso Core

Even when Giuseppe Verticchio is active as a musician, his releases under the name of Nimh are pretty far apart. The last time was 'Beyond The Crying Era' (Vital Weekly), but before that, in Vital Weekly 777.
There was an album with Rapoon, but Rapoon music never reaches these pages.
There is on this new album a strong influence from the likes of Rapoon and Muslimgauze.
Both these music projects have a distinct sound, using instruments from all over the world, but mainly Middle-Eastern and anything east of that.
These instruments are played only briefly, as Nimh likes to sample the hell out of these. The resulting samples are repeated repeatedly, and changes come from adding sound effects on top of these.
The music becomes raga and drone-like. There are many string instruments, percussion and the occasional flutes.
The information also tells us about field recordings, which is not something I could easily detect in the music. Maybe these consist of music lifted from streets in exotic places, and if so, they fit the overall picture quite well.
While I may be known as not the world's greatest enthusiast for Muslimgauze or Rapoon, I am also not the greatest hater either.
At times, I enjoy their music quite a bit, just as I do with people influenced by them (Internal Fusion, Dessacord Majeur, for instance).
The music here doesn't necessarily put me in a state of trance, but listening consciously, fully awake, this works for me just as well.
Nimh seems to dwell a bit more on the side of electronics than some others, giving it a slightly harsher edge, but for me, that added to the fun of it.
- Frans De Waard - Vital Weekly N. 1333

I just received a copy of "Iron & Ice", upon my first listen, was totally swept away & very mystified!!!!!!!!
This is the music of magick and meditation and concise beauty!!!!!
I am left shaking my head at the depth of this music, it is so beautiful in it's waking form, and chills run up and down my spine as I hear it again and again!!!!
Please give this artist your support and buy all his music!!!
- Shane Beck -

Nuovo ed intrigante abum per Nimh, il progetto cardine di Giuseppe Verticchio, che si distacca dalle strutture ambient e malinconiche che ne hanno contraddistinto buona parte dell'opera per immergersi in un mood diversificato, proveniente - tra gli altri - dall'esempio di Rapoon, con cui il nostro ha collaborato tre anni or sono nel CD "Post-Folk Lore Vol. I".
I brani uniscono basi ambientali sinfoniche con strutture folkloriche e ritmiche tribali, i suoni provengono da strumenti etnici e richiamano in modo chiaro spazi orientali e lontani, puntando dritto verso un localismo esotico dotato di tratti magici e sognanti.
Le strutture appaiono elaborate e diversificate, sebbene a tratti si opti anche per una certa ripetitività loopata che rimanda - una volta di più - all'esempio di Robin Storey.
Chi ha amato il Nimh uggioso e mesto del passato si troverà spiazzato al cospetto di toni che uniscono sperimentazione ed echi etnici, tonalità locali ed elettronica.
Impeccabile la resa audio, così come l'assemblaggio delle parti in cui svettano strumenti caratteristici in grado di creare cartoline particolari, da cui emana un profumo ancestrale proveniente da lande asiatiche.
L'effetto conclusivo rimane sempre in bilico tra sottofondi per filmati etnografici ed una ricerca sonora tesa a sviluppare istantanee da mondi lontani.
Elegante la confezione in digisleeve apribile.
- Michele Viali - Dark Room

Archiviato il primo capitolo a firma LHAM – progetto condiviso con Bruno De Angelis – Giuseppe Verticchio torna a produrre un nuovo lavoro solista sotto lo storico pseudonimo Nimh.
Le coordinate di questo nuovo tassello sono ancora indirizzate verso un equilibrato incastro di elettronica dalle tinte fosche e tessiture etniche dai chiari sentori orientali, combinazione che sfocia in itinerari evocativi dalla marcata vocazione cinematografica.
La parte iniziale del lavoro è innestata sulla preminenza dei richiami alla tradizione segnando in “Following the Circle” parziali assonanze con le trame world/jazz più atmosferiche di Rabih Abou-Khalil, mentre l’accattivante “Mojo’s Prophecy” rimanda alla ritualità etno-esoterica  dei Dead Can Dance.
Tutto si compenetra in modo indissolubile con la componente sintetica presente come substrato dark-ambient, percorso da scie vocali e risonanze ambientali, portatore di oscuro mistero.
Tale elemento sale gradualmente in cattedra divenendo il perno attorno a cui si strutturano le tracce successive – soprattutto  in “Tharon Trail” e “Grey Zone” – che lasciano spazio anche alla riconoscibilità della chitarra elettrica aggiungendo ulteriore stratificazione.
L’apice di questo intreccio si raggiunge nella conclusiva title-track in cui il paesaggio diventa estremamente diluito e sfaccettato muovendosi da inquietudini elettroacustiche a derive solenni prima di scivolare in un silente altrove. Prepotentemente immaginifico.
- SoWhat -

Non considerando il materiale di varia provenienza assemblato in “Beyond the Crying Era”, tra l’odierno “Iron and Ice” e l’ultimo atto accreditato a Nimh, “Circles of the Vain Prayers”, sono trascorsi sei anni.
Per quanto la componente etnica sia sempre stata rilevante in gran parte dei lavori della sigla di cui è titolare Giuseppe Verticchio, la cui magistrale perizia nell’intreccio tra componenti acustiche, elettroniche e field recordings abbiamo più volte sottolineato, “Following the Circle”, notevole apertura del clima esotico, ma con opprimenti umori, non può non ingenerare suggestioni che riconducono al “Post-Folk Lore Vol.1” siglato da Nimh in collaborazione con Robin Storey/Rapoon del 2020, tenendo altresì conto dell’affinità notevole, dei comuni terreni battuti, tra i due sperimentatori.
Il rituale, attraversato da pulsazioni Muslimgauze, “Mojo’s Prophecy”, le inebrianti fragranze etno dell’ipnotica e seducente “Four Lands”, “Tharon Trail”, incalzante soundtrack music che si scioglie in dissolvenza, le atmosfere nebulose di “Grey Zone”, il quarto d’ora di “Iron and Ice”, dai tratti spettrali con i suoi sfrigolii sintetici sinistri, con stralci corali sottotraccia, splendido soundscape ambientale dalle tonalità sommessamente gravi, non meno contribuiscono ad un album di elevato profilo.   
- Paolo Bertoni - Blow Up

* Genre/Influences: Ritual, Ambient, Experimental.
* Format: Digital, CD.
* Background/Info: Italian musician Giuseppe Verticchio has been releasing productions under the Nimh moniker for more than twenty years. He collaborated with numerous artists and was involved with side-projects as well. He’s now back on track unleashing six new songs.
* Content: “Iron And Ice” sounds like a sonic meeting between different influences and also different cultures. Verticchio composes his songs with a mix of authentic, acoustic, instruments on one side and electronic gear plus field recordings on the other. The songs reflect Eastern atmospheres injecting a mysterious touch to the work.  The tracks are elaborate and progressively evolving.
+ + + : Giuseppe Verticchio is a respected musician who deserves wider recognition for his art. This new opus confirms the impressive skills of the musician who’s playing next to his familiar guitar and numerous ethnical instruments. He created an impressive and styled sonic canvas accentuated by overwhelming, Eastern, sound atmospheres. The music has a strong visual appeal which will make you dream away and visit perfumed and colorful distant countries of the Middle East. It’s an intimate journey built up with delicacy and ending into an uplifting effect. I especially recommend the opening song “Following The Circle” and “Grey Zone” although there’s something to say about each track.
- - - : The last cut (title song) which also is the longest one unfortunately appears to be the less convincing one.
* Conclusion: Nimh is a project in constant evolution and improving most aspects and details of the production on every new work. “Iron And Ice” is a sublime musical journey.
* Best songs: “Following The Circle”, “Grey Zone”, “Mojo’s Prophecy”, “Four Lands”
* Rate: 8½.
- Stéphane Froidcoeur - Side Line Magazine

L’isolamento dovuto alla pandemia non ha certo scoraggiato Giuseppe Verticchio, che torna a distanza di un anno dalla pubblicazione del progetto LHAM, con un nuovo CD a nome Nimh, “Iron and Ice”.
L’immaginario nordico cui rimanda il titolo del CD viene bilanciato dalla deriva etnica di buona parte delle tracce in scaletta: non solo le agghiaccianti atmosfere tropicali dell’amata Thailandia, ma anche una inedita trance tribale, forse eredità della bella collaborazione con Rapoon di due anni fa “Post-Folk Lore Vol.1”.
Percussioni acquatiche creano fin da subito un tappeto tribal-ambient sulla lunga traccia che apre il CD, “Following The Circle”, una trama inusuale per la chitarra di Verticchio, in grado comunque di trasformare il brano in una cupa preghiera pagana.
Ancora più oscura e rituale la seguente “Mojo’s Prophecy”, danza post-industriale alla O Yuki Conjugate, sorretta da una ipnotica percussione marziale e costellata di voci salmodianti a formare un mantra tenebroso.
Si viaggia nel mondo onirico e immaginifico caro a Nimh con i timbri asiatici evocati su “Four Lands”, prima dell’assalto quasi industrial-rock dei cinque minuti di “Tharon Trail”.
Verticchio esplora nuovi sentieri non solo con le sue chitarre spingendosi ben oltre i confini della dark-ambient: un flauto proveniente da chissà quale tradizione appare con tutta la sua carica esoterica tra le lande desolate di “Grey Zone”; un basso elettrico punteggia l’atmosfera psichedelica dell’omonima “Iron and Ice”, fino a quando a metà corsa prende vita un coro spettrale.
- Roberto Mandolini - Onda Rock 

 

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