[ Recensioni / Reviews ]
LHAM: Laving Hardly A Mark (CD 2021 - 13)
LHAM è il monicker dietro cui troviamo Giuseppe Verticchio (conosciuto dai seguaci del dark-ambient per il suo progetto Nimh ma attivo anche con Hall of Mirrors e Twist of Fate) e Bruno De Angelis (Mana ERG), quest’ultimo un eclettico sperimentatore di svariati suoni e generi musicali che ha pubblicato anche alcuni album solisti.
A giudicare dall’ascolto del loro album di debutto Leaving Hardly A Mark si tratta di un connubio felice.
Le ambientazioni sono estremamente rarefatte e soffuse, caratterizzate dall’uso di una strumentazione elettronica oltre a vari strumenti come chitarre, basso e effetti vari.
Il risultato finale vira decisamente verso una classica musica ambient con influenze “eniane” ma sono ravvisabili anche influenze World Music e si avverte in sottofondo la ricerca di nuovi territori musicali.
Questa è una musica che fa viaggiare la mente alla scoperta di paesaggi immaginari inediti.
Le atmosfere quiete e subliminali hanno una forte carica cinematica e sarebbero perfette come colonna sonora di un film di fantascienza ambientato nello spazio profondo.
Ma, alla fine, come nella migliore tradizione della “Deep Music”, questi suoni riescono a scavare un passaggio nel nostro spazio interiore facendo emergere immagini appartenenti all’inconscio collettivo.
L’iniziale “Access” ci introduce a questo viaggio metafisico attraverso sonorità minimali.
Alcune tracce sono pervase da una tensione sotterranea come “Hail On Mary”, altre virano verso suoni sperimentali come “Ferar Dolom” o quieti e onirici come in “Beneath The Ice” che mi ha ricordato Steve Roach.
In generale Leaving Hardly A Mark gode di un’ispirazione felice grazie al suo suono liquido e cangiante.
Caldamente consigliato a chi segue la musica ambient. Il cd si presenta in una raffinata edizione digipack limitata a 200 copie.
Disponibile presso il sito della Silentes al seguente link: http://store.silentes.it/.
- Caesar - Ver Sacrum
More experimental sonic backdrops playing with resonances and natural reverbs, grainy array of noises are intertwined with subtle, aerial and evocative leanings.
Giuseppe Verticchio (alias Nimh) is a renowned and solidly skilled sound designer, guitarist and ethno-multi instrumentalist whose music has ventured from aleatoric sound manipulations to dark ambient, ritualized organic drones to shoegazing soundscapes.
In this new project he allies with Bruno De Angelis, also a notable and versatile experimental musician whose career spanned many decades. De Angelis is an emblematic and distinctive figure, known as Mana ERG in the 90s, numerous punchy and innovative electro-pop releases have been produced under this moniker.
The complicity between two progressive sound artists sharing a common vision for challenging musical territories come to be natural and Leaving Hardly a Mark is the result of this joint effort.
At first look on the cover artwork l thought about a prosaic corpus of retro ish late 80s/90s electro synth waving pieces, honoring also first computer based electro music.
The musical content is itself not far from it, at least with the opening track of the album and its sustained and sinuous synth chords gently swelling and caressing.
From the second track to the end we are invited in a different, complex and blissed-out sound tapestry where electronic devices meet detached and highly emotional guitar tones.
More experimental sonic backdrops playing with resonances and natural reverbs, grainy array of noises are intertwined with subtle, aerial and evocative leanings.
All in all this first album under the moniker of LHAM is a refined, sentient and beautifully sculpted melodious ambient effort with a metaphysical edge, distilling a sense of space and fragility.
This album reflects what best can be offer in the sanctuary of deep ambient music, warmly recommended for fans of earliest Robert Schroeder, Vidna Obmana, Steve Roach, Popol Vuh, Between, Deuter but also adventurous and ethereal jazzy guitar centered spiritualism of Steve Tibbets, John Abercrombie et al.
- Philippe Blache - Igloomag
Just received today, such beautiful ambient structured sound, music from the soul!!!!!
Just received a copy of "LHAM".
The music left me mesmerized, within it's dark and beautiful structure, such thought provoking images that come with the sounds that dance in my head, absolute vibrant ambient vibrations to meditate to!!!!!
This must be heard to be believed, it is so fantastic!!!!!
The artwork was really well done also. Please check out this release and buy it and show support, in my opinion, it is music from the very soul!!!!
- Shane Beck -
Ad un anno e mezzo circa dall’anteprima di ‘Maha Nakhon’, viene finalmente immesso sul mercato l’esordio del nuovo progetto che vede coinvolti Giuseppe Verticchio (Nimh, Hall Of Mirrors) e Bruno De Angelis (Mana ERG) e si muove in territori dark ambient pur pregiandosi dell’utilizzo di strumentazione acustica al fianco dell’elettronica di tipo classico e non disdegnando divagazioni nella world music.
Il collegamento principale si manifesta con ‘Krungthep Archives’ visto che l’area metropolitana di Bangkok è protagonista, non soltanto del video del suddetto singolo, ma ‘Leaving Hardly A Mark’, più raffinato nelle strutture, lascia il proprio marchio soprattutto in termini onirici.
Ciò che regala infatti è un sogno ad occhi aperti, lucido e quasi mai astratto, e le ambientazioni rarefatte e soffuse che lo caratterizzano lasciano intendere il desiderio di viaggiare e non limitarsi ai confini fisici del quotidiano.
Un messaggio bellissimo considerati i tempi che stiamo vivendo.
Forse il disco più personale o comunque uno dei più personali di Giuseppe Verticchio e per questo motivo ancora più prezioso.
- Lorenzo Becciani - Suffisso Core
Progetto assai modesto nella denominazione (“senza quasi lasciare traccia”) LHAM nasce dall’incontro, facilitato da un comune interesse per strumenti etnici thailandesi, del polistrumentista Bruno De Angelis (in circolazione dai primi ’80 con sigle quali Flu, Influenza Prods., Mana ERG) e del programmatore e musicista elettronico Giuseppe Verticchio alias Nimh, che negli ultimi due decenni ha realizzato una quantità di lavori spesso in collaborazione con noti artisti d’area industrial-ambient.
Registrato “a distanza” in tempi di lockdown, l’album strumentale allinea atmosferici soundscape di delicata fattura, con lievi accenti etno-naturalistici e gentili fantasmi melodici (Hail on Mary), ma comunica anche sotto i tenui arpeggi di chitarra e le ovattate tastiere una serpeggiante sensazione d’inquietudine.
Il duo pare a suo agio soprattutto quando le tracce tendono a travalicare i generi, come nel fosco quadretto “Ferar Dolom” che fa pensare a dei NWW “rallentati”, nell’omaggio ai suoni incantati delle Ondes Martenot di “Martenot” o nel sontuoso tema cinematico vintage che si nasconde sotto i nostalgici flussi di “Beneath the Ice”.
Un peccato se questo restasse un esperimento isolato.
- Vittore Baroni - Blow Up
Quando alla musica si richiedono emozioni profonde, si finisce per rivolgersi a quei nomi che registrano dischi non per il miraggio di un tornaconto economico, bensì per la sincera necessità di condividere qualcosa di autentico, riunendo spiritualmente quelle poche anime ancora capaci di sentire in una catarsi vestita di bellezza, ancora legata a doppio filo alla Natura.
Senza dubbio tutto ciò è parte integrante dello spirito artistico di Giuseppe Verticchio (Nimh, Twist of Fate, We Promise To Betray, etc.), il quale trova in quel Bruno De Angelis (Mana Erg) di cui si erano perse le tracce il sodale ideale per il nuovo progetto a quattro mani denominato LHAM.
Uscito a novembre nelle 200 copie del bel digisleeve a sei pannelli, con una grafica che celebra le meraviglie cromatiche autunnali, questo ammirevole esordio ricalca anche musicalmente i colori dell'autunno nel suo intimo mix elettroacustico interamente strumentale, dove le corde vibrano assieme agli afflati dronico/ambientali ed alle melodie sospese in un flusso denso di emozioni.
Un intreccio dai contorni filmici che sa essere maestoso ("Access"), radioso ("Rhesus Negative", "Beneath The Ice", "Quasi Stable") e toccante ("Hail On Mary", il gioiello "Martenot" ed il malinconico atto finale "Maha Nakhon"), lasciando a tratti un gradevolissimo retrogusto alla primi Anathema nei momenti in cui la chitarra è protagonista ("Zdravilo", "Thalassa").
Collaborazione pienamente riuscita, sia sul piano pratico che, soprattutto, su quello emozionale: il giusto tipo di evasione emozionale per gli animi più sensibili, per un'ora d'aria limpida oggi più salvifica che mai.
- Roberto Alessandro Filippozzi - Dark Room
LHAM è il nuovo progetto collaborativo di Giuseppe Verticchio (Nimh, Hall of Mirrors, Twist of Fate) con Bruno De Angelis (Mana Erg). E "Leaving Hardly A Mark" è il loro album di debutto. Undici brani che utilizzano una strumentazione rock per tracciare inesplorate rotte interstellari.
Le chitarre elettriche sono sempre le protagoniste negli affreschi disegnati dai due musicisti: sulla introduttiva “Access”, una sei corde squarcia il cielo come un aereo supersonico, prima di costruire un groove che lentamente rallenta il battito del cuore; passati tre minuti, le armonie inseguono sogni dreamwave e le chitarre cominciano ad arrampicarsi su sentieri elicoldali tra strati di nuvole senza fine.
“Rhesus Negative” parte come una preghiera pagana dei Dead Can Dance per poi esplodere in un mantra psichedelico che evoca i Popol Vuh. Un’idea appena accennata diventa una sinfonia nel tempo di un battito di una ciglia: “Hail On Mary” è il racconto in slow motion di una cascata di malinconia shoegaze che ferma il respiro in gola. Gli armonici prendono vita e lo spazio si riempie di riverberi accecanti.
“Beneath The Ice” è una distesa di suoni ancora una volta riverberati che lentamente diventa una placida meditazione sul tempo che scorre. Una bolla in cui rotola una melodia su se stessa, atterrando su strati di nuvole senza peso. Altrettanto evanescente l’atmosfera di “Quasi Stable”, dove le chitarre si sciolgono in un mare di arpeggi sognanti che ricordano le autostrade bagnate d’inverno di Henry Frayne.
Un disco da consumare.
- Roberto Mandolini - Onda Rock
LHAM is a new name, but the people behind re know; to some extent. For me, Bruno de Angelis isn't, perhaps (though he too has a few references in these pages), but Giuseppe Verticchio is better known for his projects as with Nimh, Hall of Mirrors, and Twist of Fate.
As LHAM they explore another section of the world of drones, different from the two I heard so far. If Gilardini/Bandera are at the noise end of drones, and Orghanon in a more abstract corner, then LHAM is the one that is most pleasant to hear.
There is a strong emphasis on the use of guitars, but also, so I think, bass guitar, electronics, effects and, maybe, synthesizers.
Guitars, however, are the main instruments here, and the two gentlemen strum it and let it ring through their machines and drift into a black space; maybe the same weightless space as the music from Orghanon, but just not as black. Imagine going to space; LHAM guides you on the first leg of the journey.
Earth is behind you, yet there is light as the surface below vanishes slowly. Orghanon is when space is all dark. Gettit?
LHAM likes their version of drone and ambient music to be melodic, which is rare these days. Melodic and atmospheric, going back to Eno and Apollo and people like Robert Rich and Steve Roach. At times, there is that specific ambient sound of the fourth world coming through in these eleven pieces.
For me, this was the first music of today that seriously had my attention, and following a few earlier rounds with the earlier this week, this is excellent music for the early, sunny morning; ready for take off.
- Frans De Waard - Vital Weekly N. 1327
Debut album per il duo LHAM, formato da Bruno De Angelis (Mana Erg, Influenza Prods., Flu) e Giuseppe Verticchio (Nimh).
Registrato in periodo di distanze da lockdown, “Leaving Hardly A Mark”, offre una serie di delicati fermo immagine ambientali, ricoperti da una sottile pellicola world.
Chitarre, elettronica, basso ed effetti, per una statica quiete non esente da qualche cupezza.
Guitar drones chiaroscurali ed elettronica in fluttuazione (pulsante quando occorre).
Undici rarefatti paesaggi strumentali, che speriamo abbiano nel corso del tempo, un seguito.
- Marco Carcasi - Kathodik Webzine
['Leaving Hardly A Mark' is the debut album of the LHAM project, behind which lie the Italians Giuseppe Verticchio (Nimh, Hall of Mirrors, Twist of Fate...) and Bruno De Angelis (Mana ERG). Cinematic and strongly evocative atmospheres are painted with the use of electronic instrumentation, guitars, bass and effects, following stylistic paths on the borderline between ambient music, moderate experimentation and subliminal "World" veins].
That's their description in a nutsheel and is rather accurate too. An album of 11 instrumental tracks in an hour, it opens with a banging industrial loop on "Access" that is bound to get your attention. This calms down quickly though as it mellows out into an expansive atmospheric piece which is still rife with metallic slices cut from the cloth of industrial ambient.
"Rhesus Negative" begins with a buzzing hve of sonic activity but takes a turn into parts unknown, amorphous at first but tending toward something vaguely melodic.
"Hail on Mary" has a bit more harrowing demeanor at first, but the gentle guitar figure juxtaposed with the distorted noise is a little bit of comfort amidst the intensity.
"Martenot" has big cinematic written all over it, and I can't help but think of Vangelis on this one; the better side of Vangelis, that is. Somewhat romantic but still steeped in mystery. There are obscured dialogue samples in the background that only serve to make it more cinematic. Blade Runner 2099? Nice grinding synth towards the end. The deeper we go into this album the more cinematic it gets.
"Ferar Dolom" is the perfect example of cinematic mood music that defies description. Lots of drone but also peripheral elements that add context and texture to the mood.
There's a melancholy running through much of 'Leaving Hardly A Mark' and "Beneath The Ice" really plays that up with a heart-breakingly romantic theme.
Ambient guitar is the centerpiece of "Quasi Stable" adding to the variety of atmospheres on this album.
More ambient guitar on "Zdravilo" sounding like a shoegaze fantasia.
For the first time on the album a sequenced rhythm takes hold on "Fuente Alta" as the music builds in intensity to a strange plateau.
The nearly nine minute ender, "Maha Nakhon" is a melange of many elements LHAM has previously explored on this album, and a fitting summation to an excellent work.
Bruno didn't expect me to review this album (just their next release, 'They Cast No Shadows') since 'Leaving Hardly A Mark' was released in 2020, but I could not pass up doing one. (Sorry Bruno, reviewer's choice.) Considering how good it is, it definitely deserves more than a passing mention.
Verticchio and De Angelis make an extraordinary team for their unique cinematic ambient music.
- Steve Mecca - Chain DLK
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