[ Recensioni / Reviews ]
NIMH / MAUTHAUSEN ORCHESTRA: From Unhealthy Places (CD 2009 - Silentes)
Due pionieri della musica non convenzionale che s’incontrano sulla linea del fuoco dell’energia pura. Se l’eclettismo di Giuseppe Verticchio (Nimh) non si preclude a nulla, il rigore etico di Pierpaolo Zoppo (Mauthausen Orchestra) resta più che mai piantato nel solco del power-electronics nichilista che non concede sconti. La bontà del progetto licenziato col titolo “From Unhealthy Places” sta proprio qui, nel carattere di un’alleanza tanto atipica quanto intrigante, almeno a giudicare dai 3 assalti ultrasonici che incendiano i noisescapes di questi “luoghi insalubri”. E’ il lessico del rumore rivoluzionario che continua a moltriplicare atti e proseliti perché miniera inesauribile di forme espressive che parlano al presente, perché metafora del mondo che continua a crollare implodendo su se stesso. Ho volutamente atteso ulteriore tempo e spazio prima di analizzare “From Unhealthy Places”. Questo per non tradire in alcun modo influenze e derivazioni dall'ascolto dei superbi nuovi dischi a cura di Nimh e Hall of Mirrors. Giuseppe Verticchio si dimostra fine sperimentatore, abile addestratore di macchine e strumenti tradizionali chiamati a ritagliare dintorni vetusti in un'ambientazione che rimane in bilico tra fatui modernismi e antiche beltà. Il risultato della collaborazione con Pierpaolo Zoppo - Mauthausen Orchestra viene citato come uno dei primi progetti industrial e noise apparsi in Italia – esprime una differente impostazione rispetto alle altre che hanno pregiato di recente la lungimirante attività di Silentes. Difatti le tre suite industriali che compongono l'album sembrano rincorrersi l'un l'altra in un circolo vizioso. Abbiamo necessariamente bisogno delle prime due per entrare in un meccanismo mentale di privazione del silenzio e contrapposizione tra rumore e respiro. Abbiamo bisogno della terza per sfogare tutta la nostra rabbia nell'ossessione di spaventose ferite sonore. L'incubo generato da “From Unhealthy Places” è tale che non riuscirete più a distinguere realtà e riposo. In coincidenza con l’uscita del retrospettivo “Sonic Deprivation” e ad un anno abbondante dalla seconda resurrezione di Mauthausen Orchestra, sancita da “Where Are You Going?” accreditato all’acronimo M.O., dopo quella non duratura della prima metà dei ’90, Pierpaolo Zoppo mostra armi ancora affilate coinvolgendo nella furibonda kermesse industrial di “From Unhealthy Places” Nimh, al secolo Giuseppe Verticchio, che ad altre sonorità ci ha abituato con una discografia di indiscusso valore. Granitiche tranche di ferreo credo industrial, “luoghi” come vengono definiti dai titoli dei pezzi, ove regna incessante tormento e indistinta, evidentemente esistenziale, sofferenza, e che scientemente alternano ferocia e terrore, con intermittenti ripiegamenti, più diffusi soltanto in “Second Place”, che più subdolamente mira la psiche, studiati esclusivamente per sferrare un nuovo assalto che, secondo le leggi imprescindibili di genere, sia proteso all’aspirazione sia finale. Cari piccoli drughi, se recentemente avete scoperto che Maurizio Bianchi suonava la musica dei vostri eroi del rumore ancora prima che molti di loro nascessero, è giunto il momento di riprendere il libro di storia ed andare a cercare una bella postilla dove si specifica che Pierpaolo Zoppo, in arte Mauthausen Orchestra, era lì a "macinar rumore" in contemporanea e gli americani di certi giri lo sanno per bene tant'è che è un "musicista" di culto. Ora, se proprio vogliamo andare nelle disquisizioni teoriche sui due vecchi titani, se Bianchi già ai tempi di “Endometrio” ha sempre avuto un appeal decisamente più cerebrale e "intellettuale", Zoppo era già harsh-noise e power fra i denti come Whitehouse e Merzbow, anche se leggermente meno rifinito. Fatte le dovute premesse, in realtà questo non è un disco di Mauthausen Orchestra, bensì una collaborazione con Giuseppe Verticchio, in arte Nimh, una sorta di rielaborazione di vecchie tape di Zoppo che risalgono agli anni '80, dove il risultato varia ma solo parzialmente. Il disco si divide in tre movimenti uno più scuro dell'altro, di base si tratta di suite drone-harsh-noise in cui il rumore rimane congelato su dei livelli medi e viene fatto crescere ad arte dal musicista romano, l'effetto globale come era auspicabile è in sospensione fra il noise di estrazione industriale e la dark ambient più plumbea; la copertina nera è degna di un film dell'orrore o di un disco black metal e completa l'incubo. Per quanto la mano di Nimh si senta molto, soprattutto per quanto riguarda lo sviluppo e l'estensione delle tracce, non si tratta di uno di quei rework dove il suono originale viene "ammazzato", infatti il taglio di Zoppo c'è e si sente: "seven day and seven night... brave man run... sonic death!!" Dei tre luoghi insalubri visitati da Pierpaolo Zoppo (Mauthausen Orchestra, uno dei primi progetti industrial e noise apparsi in Italia) e Giuseppe Verticchio (Nimh, Hall Of Mirrors), il terzo è decisamente quello più spaventoso: suoni che feriscono le orecchie e percussioni che colpiscono senza pietà, per una traccia ossessiva e sconfortante. Il sodalizio Nimh (Giuseppe Verticchio)/Mauthausen Orchestra (Pierpaolo Zoppo) partorisce questo “From Unhealthy Places” basato essenzialmente su vecchie composizioni di Zoppo, ma rielaborate e riarrangiate dal duo in oggetto. Tre i posti "visitati", tre gli scatti realizzati, tre le relative colonne sonore. In ordine rigorosamente non sparso: pensare ad un progetto essenzialmente musicale è da sciocchi. Si parte da una base sonora per poi terminare in una suggestione di immagini, per ricominciare di nuovo attraverso frammenti visivi, flussi di suoni, e terminare ancora una volta con inquadrature fisse. E ripartire ancora nel silenzio, immergersi nelle ferite, riempirle di dolore, estrarne poi il concentrato, percuoterlo, polverizzarlo e renderlo parte del magma nero, della pece che scorre tra le tracce e rimetterlo, quindi, di nuovo in circolo. Un tormento senza fine che comincia a far male di nuovo quando ricomincia, quando credi di essere arrivato alla conclusione, proprio quando credi che quei "luoghi malsani" possano emergere ed avere una rivincita. Proprio allora il nulla l'attraversa, il niente si rianima e la disperazione ricomincia. Ecco l'itinerario spietato, il (molto poco) bianco e (molto accentuato) nero stradario che traccia e segnala il passato ("First Place"), ripercorre il presente ("Second Place"), ed indica il futuro ("Third Place"): lo scenario è sempre quello, un mondo che si sottrae eternamente a sé stesso, ciclicamente, che probabilmente smetterà di vivere molto tardi, e fino ad allora destinato a soffrire crudelmente a ragione.
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