[ Recensioni / Reviews ]
NIMH: The Unkept Secrets (CD 2008 - Silentes)
Mi piacerebbe potere leggere nella mente di Giuseppe Verticchio. Comprendere fino in fondo come si può arrivare anche a solamente a concepire, immaginare, visualizzare i meandri angosciosi nei quali ogni volta i suoi mirabili viaggi empirici ci portano. I percorsi occulti di “Sator” evidentemente non sono stati sufficienti a placare la fame di sperimentazione di un personaggio che col passare del tempo sta assumendo un ruolo sempre più importante e travolgente nel processo di configurazione delle nuove coordinate della musica ambient tinta di oscuro. “The Unkept Secrets” appare come l'ennesimo coraggioso tentativo di smuovere porte, analizzare fenomeni e curiosare tra gli abissi di un suono mai così pregno di rabbia e saturo di elementi contrapposti tra loro ma stupendamente efficaci colti nell'insieme delle trame risultanti. Trascurare Nimh e il suo contributo alla scena moderna pare quasi un insulto all'intelligenza. Dobbiamo essere orgogliosi e allo stesso tempo spaventati di possedere un personaggio del genere nei fisici dintorni. Il nuovo Nimh (Giuseppe Verticchio) è un lavoro in prima istanza sperimentale oltre che evocativo. Ha la forza di sorprendere quando meno te lo aspetti, ma allo stesso tempo riesce a creare visioni inquietanti quanto suggestive. In questi termini "The Unkept Secrets" è un paradosso, una figura retorica onomatopeica a rovescio che parte dal presupposto di essere un libro(sonoro) zeppo di termini che inquadrano un gesto, un movimento, un paesaggio, un tormento. Un insieme di sfumature elettroniche, dark, drone, etniche che formano un'azione, generano un'idea, suscitano un'emozione. Come nell'immensa "Visions In Black", tra le migliori composizioni tra quelle che ho avuto modo di ascoltare fino ad oggi di Verticchio in cui un crescendo di tensione arriva al culmine per poi dissiparsi di nuovo: e' un vento minaccioso che fa sbattere porte e finestre durante una sera d'autunno. All'improvviso ti entrano in casa figure tormentate che cantano un lamento disperato, straziante. Poi il vento cala di intensità e la casa si svuota lentamente mentre le ore passano, la notte si presenta ed il cuore ancora ti trema. "The Unkept Secrets" è un viaggio, il prosieguo di un viaggio iniziato anni fa, nei labirinti dell'anima e della mente, ma anche un viaggio nel senso letterale del termine alla ricerca di quei segreti del titolo in terre lontane, essenzialmente ad est del mondo, in quei posti dove ancora il tempo scorre certo inesorabilmente, ma molto lentamente, fino a dare la sensazione di essersi arrestato. Indicativa l'ultima traccia, "One More Ride On The Merry-Go-Round" dedicata a Tiziani Terzani, scrittore e viaggiatore che dedicò gran parte della sua vita all'Asia ed alle sue situazioni politiche, sociali e soprattutto spirituali: lui stesso affermava la vita è un giro di giostra, ed ogni giro, ogni nuovo giro, te la cambia. Come cambia anche l'ispirazione di Verticchio il quale ci rende partecipi della sua traversata virtuale proprio lì dove Terzani si fermò a vivere. Ad aiutarlo, oltre ad un set di strumenti necessario che marchiano la direzione stilistica ed emozionale, la presenza di una chitarra elettrica utilizzata quantitativamente come non mai, forse, in precedenza. Un ulteriore passo verso la ricerca di uno stato interiore ideale che probabilmente non troveremo mai, ma motivo primo per cui impegneremo ugualmente un'intera vita nel tentativo di raggiungerlo. Un ulteriore gran disco. This is an other perfect Nimh record, a world of magnetic, somnanbulic, fuzzing, moving electronic textures and drones covered by glacially melancholic guitar parts. These recent years there have been many descent projects published under the dark ambient - prog electronic label, but The Unkept Secrets is exceptional, reaching a degree of composition and complexity rarely obtained in this specific genre. Meridians opens the album with an intimate, colourful, extatic droning minimalist guitar composition with lot of reverbs and reasonances. A majestic, almost hallucinatory electronic piece. Narrative voices & mysterious abstract noises also come into the mix. As suggested by the title, Visions in Black is a haunted, gorgeously dark piece with abundant guitar's fuzzed out static notes, ghostly dark noises. The composition ends up with an almost funeral electronic choir. Strangely beautiful, the sound of the apocalypse or forgotten memories. The call reaches the listener into a parapsychological world made of echoing guitar tricks, floating electronic waves. A more dreamy-like composition, perfectly executed and really vibrant emotionally and physically speaking. Linga is just fantastic, a real buzzing drone trip with tribal-ethnic elements. An immersive medley of acoustic / electronic elements, it makes me think about shamanic sermons & ceremonials. The title track opens the way to a really sinister, dark musical ritual that turns into a shimmering, suspensful incantation dominated by harsh guitars and doom-like epic drones. The ending nightmare is a claustrophobic, intoxicated electronic piece for loud guitars, creepy noises and acoustic exoticism. The last tune is a more relaxed, tranquil affair after an intense musica ride throw lost deep memories. A totally absorbing electronic mantra, a real pleasure for the ears. Clearly among my all time favourite experimental electronic records with a things from Maurizio Bianchi, Maeror Tri and Aeolian String Ensemble. So recommended. Un giro di basso che definirei wave ci introduce a questo “The Unkept Secrets”, ultimo lavoro di Giuseppe Verticchio, che incide sotto il nome di Nimh; i quattro minuti introduttivi di “Meridians” sono già in grado di definire la cifra stilistica di quest’opera in cui il musicista romano sembra trovare un’eccellente via d’uscita alle asfissianti regole non scritte dell’ambito dark ambient, creando una miscela sonora sorprendentemente interessante in cui si amalgamano, insieme ai drones profondi tipici del genere, suoni che in questo ambiente ristretto sono meno usuali, come quelli, appunto, del basso o della chitarra elettrica dilatata e distorta ma non solo; ancora, sono presenti sensibili influenze del misticismo orientale. Il risultato è un lavoro estremamente interessante, in grado di creare immagini angoscianti ma anche di risvegliare l’interesse con cambi di umore inattesi e singolari, caratterizzati a tratti da uno slancio che definirei melodico, ad esempio negli arpeggi di chitarra e basso di “The Call”. In “Linga” si estrinsecano le influenze, sopra citate, della musica sacra orientale, con un canto (ad opera di Nefelheim) che ricorda l’Om profondo dei monaci tibetani che si sovrappone alla stratificazione sonora costituita da suoni continui e lentamente variabili, percussioni che danno un ritmo lento e dilatato, oggetti metallici percossi e, successivamente, una chitarra elettrica dall’effetto quasi psichedelico. L’ultimo brano del CD, “One More Ride on the Merry-go-round”, come si può intuire dal titolo, è dedicato a Tiziano Terzani (il titolo del brano altro non è che la traduzione inglese di quello dell’ultimo libro del giornalista scomparso qualche anno fa) e non fa altro che sottolineare una volta in più l’interesse, se non l’amore, del musicista verso il mondo dell’estremo oriente. Inutile aggiungere che l’acquisto è consigliatissimo a chiunque sia affascinato da sonorità di questo tipo, visto che, a mio giudizio, si tratta del lavoro migliore che io abbia ascoltato in quest’ambito da parecchio tempo a questa parte. Il nuovo disco di Giuseppe Verticchio/Nimh dice tutto sin dall’artwork: un contesto familiare per chi segue il dark ambient, che rivela a un osservatore non superficiale un’attenzione al particolare superiore alla media. Lo stesso discorso vale per la musica. Giuseppe Verticchio possiede un ampio spettro di ascolti e condivide con altri progetti di area industrial/ambient un interesse per sonorità etniche, il che gli permette di muoversi su terreni già battuti, ma al contempo di seguire un suo percorso, per nulla prevedibile, grazie anche all’utilizzo della chitarra. Quest’ultimo strumento è delicato e poetico in “Meridians” o in “The Call”, perché viene suonato in maniera “ortodossa”, mentre in “Visions In Black” e nella title-track si sceglie di sfruttarne le potenzialità ambient, creando correnti di rumore che divengono parte del flusso sonoro delle tracce. Per quanto riguarda le suggestioni etniche, invece, “Linga” è una mantra industriale che toglierà a più di qualcuno la cognizione del tempo, prima che un finale abrasivo scuota la clessidra e tutto riprenda a scorrere: sta al centro del disco forse perché è proprio il suo clou. Ecco perché la visione delle rovine in copertina non deve far pensare all’ennesimo disco fotocopia appartenente a un genere spesso criticato proprio per la sua staticità: bisogna guardare meglio. Difficile ascoltare un disco così psichedelico all'interno del mondo della dark ambient come il nuovo ammaliante lavoro di Nimh, “The Unkept Secrets”, da poco pubblicato dall'italiana Silentes. Riduttivo, d'altro canto, costringere la musica di Giuseppe Verticchio all'interno di una categoria specifica dato che l'attitudine del musicista romano sembra muoversi con disinvoltura tra mondi vicini ma non contigui come quelli della musica elettronica isolazionista, del progressive e della musica psichedelica sperimentale. Lo dimostrano chiaramente le sette tracce contenute nel suo ultimo disco. Dopo un'introduzione di quattro minuti (“Meridians”) in cui una chitarra elettrica scandisce lo scorrere del tempo sotto voci rubate ad una vecchia radio ad onde corte “Visions In Black” proietta l'ascoltatore in un abisso senza luce e senza tempo, pieno di vortici maestosi capaci di generare un immaginario degno dell'Inferno dantesco. Un drone apocalittico attivato da bassissime frequenze che cresce incendiando una chitarra elettrica incapace di fermarsi. Dopo la tempesta la quiete: “The Call” è una danza vagamente progressiva in cui un gong scandisce il tempo sopra delicati arpeggi di chitarre elettriche. Decisamente più cupa l'atmosfera su “Linga”, tredici minuti di stasi dissonante costruita su suoni concreti e un loop di canto del vecchio amico Nefelheim (vedi la collaborazione su "Whispers From The Ashes” di qualche anno fa). Ancora più suggestiva la traccia che da il titolo all'album, “The Unkept Secret”, in cui Verticchio sembra voler coprire di detriti industriali una messa dei Popol Vuh. “The Ending Nightmare”, come suggerisce il titolo, è un cupo incubo sonoro di quattro minuti che annuncia il lieve breve finale dedicato a Tiziano Terzani di “One More Ride on the Merry-go-round”. “The Unkept Secrets”, with its threatening gestures, dark spirituality and stylistic eclecticism did not stray all too far from its predecessors formula. What clearly distinguishes it from “The Missing Tapes” is the prominent use of bittersweet guitars against a backdrop of sonic terror. “Visions in Black”’s first few minutes are of almost unbearable intensity, a lonely motive fighting against a disintegrating wall of boulders, while “The Call” echoes this theme with a middle section composed of acoustic Guitar strings being plucked as an accompaniment to desolately howling winds. Even though the album is anything but a joyful affair, it never surrenders to mere misanthropic shoe-gazing or destructive defeatism. Verticchio’s cosmos is much wider than the term “Ambient” could ever encompass, his influences much more far-ranging than his biography will reveal. The instrumentation of “The Unkept Secrets” alone, offering Didjeridoo, Metal Objects, Organ pulses, Timpani, Chants, Guitars, Synthesizers and Field Recordings, displays the demand for a broad pallette of sounds, timbres and metaphors. Thirteen-minute “Linga”, a thirteen-minute epic, encompasses everything from tribal and ritual to psychedelic erruptions. With these two recent albums, Giuseppe Verticchio presents himself as a man on the brink of leaving genre definitions behind and of touching upon a unique new style, both atmospherically coherent and dramatically divergent. They represent the culmination of 15 years of work and of a career which has almost imperceivably sped up to arrive at a state which allows him complete artistic freedom and almost unlimited possibilities. It would be advisable to check out his vision now - before another decade has disappeared behind the bend of memory and you’ve lost out on something special. Giuseppe Verticchio sotto l'alias di Nimh persegue da anni un proprio personale disegno nel panorama dell'ambient più profonda, che a questo punto definire soltanto dark sarebbe riduttivo oltre che mistificante. Lo si intuisce ancor meglio ascoltando le prime tracce del nuovo "Unkept Secrets" dove diversi elementi concorrono a depistare l'ascoltatore eventualmente fossilizzatosi sul genere. I quattro minuti iniziali di "Meridians" per esempio, tra voci indistinte ed un ipnotico giro di chitarra, potrebbero appartenere tranquillamente ad una più che discreta impressione avant rock di stampo minimalista, e ancor meglio fa la dolente "The Call" che poco dopo un'introduzione droning snoda in un bellissimo arpeggiar di elettrica come sospeso nel vuoto. Con i pezzi successivi si ritorna a qualcosa di più consueto per Nimh e forse è un po' un peccato non aver approfondito ulteriormente il terreno tracciato da "The Call", anche se il canto mantrico di "Linga" opera dell'amico Nefelheim possiede una sua suggestione rituale. Ma la serenità almeno apparente di "One More Ride on the Merry-go-round", titolo mutuato dal più celebre libro di Tiziano Terzani e a lui dedicata, in poco più di due minuti, potrebbe lasciar intendere nuovi possibili sconfinamenti. "The Unkept Secrets" is much darker than either of the previous two (“Travel Diary” and “The Missing Tapes”), pile-driver percussion and wildly-distorted guitar obscuring a wider cultural landscape, from Arab chatter to Tibetan Buddhist chanting, though in the eye of the storm, there is also the calm but concentrated guitar meanderings of "The Call". It ends sweetly with "One More Ride on the Merry-Go-Round", dedicated to Italian journalist and East Asian specialist Tiziano Terzani.
|